A guardare bene l’anteprima della copertina di Vogue Italia di settembre, la bellezza dell’abito, i pearcing vistosi sul naso e sotto le labbra ed il volto etereo di Stella Tennant, modella quarantenne di successo e madre di tre figli, scompaiono alla vista del girovita che misura solo trentatre centimetri. Ancora una volta Vogue Italia vuole stupire sottolineando un vitino troppo ‘a vespa’ che nasconde le forme femminili dietro l’ampiezza smisurata di un abito nero: il perfetto stereotipo delle donne affette dal male oscuro della anoressia. Fabiola De Clercq, fondatrice dell’ABA, associazione per lo studio e la ricerca sull'anoressia, la bulimia e i disordini alimentari, scrittrice del libro intitolato ‘Tutto il pane del mondo’ è considerata una esperta nel campo delle malattie dei disordini alimentari. Venti anni nel tunnel della anoressia l’hanno spinta a ribellarsi agli stereotipi della donna emaciata. Contattata telefonicamente riguardo alla copertina del celebre magazine, la De Clercq esprime il suo disappunto con parole di dura condanna per la scelta editoriale del popolarissimo fashion magazine. “E’ la deriva del fare notizia facendo scandalo ed esasperando la realtà. Considerando che questa è poi la settimana della moda, pur di pubblicare qualcosa di scioccante farebbero di tutto. Con questa copertina Vogue ha mortificato il corpo delle donne, come se non ci fosse mai fine alla sofferenza.”
Perché Vogue Italia ha voluto accentuare in modo così irreale il corpo di una modella che probabilmente è gia magro?
La magrezza corrisponde al potere delle donne sulle donne. Oggi le donne non cercano lo sguardo maschile ma sono in continua competizione con le altre donne. La magrezza esasperata è sinonimo di una donna che ha il pieno controllo su tutto. Una donna che è capace persino di rinunciare al bisogno vitale di mangiare. E’ una donna che viene percepita come vincente e completamente invulnerabile. Vogue ha percepito questo trend deviante e lo ha riproposto ancora una volta.
Come spiega questa competizione tra donne riguardo all’aspetto fisico?
Poco tempo fa all’aereoporto di Milano mi è capitato di vedere una scena assurda. C’era una donna con una bambina in braccio. Indossava scarpe altissime e stava correndo per prendere l’aereo. Probabilmente ci teneva a non perderlo, ma non ha pensato che togliendosi i tacchi avrebbe potuto correre più veloce. Il punto è che le donne hanno bisogno di apparire, addobbarsi come alberi di natale. Tutto per attirare lo sguardo delle altre. Il maschio è sullo sfondo, un ombra. Molte delle pazienti al centro ABA hanno iniziato a dimagrire fino a divenire anoressiche perché sono state lasciate dal ragazzo, e giudicavano le rivali più magre e quindi più attraente di loro. Anche la pubblicità della L’Oreal è stata pensata e creata per questo stereotipo. Perché io valgo, il sottomessaggio è ‘più di te’. La sfida tra donne è da tempo un trend antropologico. Un fenomeno entrato nel dna del comportamento femminile e la magrezza estrema è divenuta parte integrante del modello di donna che può conquistare tutto.
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Sull’argomento è intervenuto anche il Dottor Raffaele Ruocco, responsabile del programma Dipartimentale dei Disturbi dell’Alimentazione di Perugia. “Con questa copertina – sostiene il dottor Ruocco - si da una immagine distorta di una epoca gia segnata da una profonda insoddisfazione da parte delle donne”. Secondo l’esperto di disturbi alimentari la moda è sicuramente uno dei fattori a rischio e l’effetto dell’immagine rimodellata dalla tecnologia è percepibile dalle lettrici come reale. “Attraverso foto, come quella proposta da Vogue - conclude Raffaele Ruocco -, si tende a presentare un modello di riferimento irreale come concreto, vero tangibile. E proprio questa profonda distorsione della realtà il problema”.
Di certo l’uso esagerato di Photoshop, per ridurre il corpo gia esile delle modelle, non è una novità per Vogue (foto sotto). Gambe e braccia al limite del reale. Curve che scompaiono, braccia e gambe che si assottigliano fino a sfiorare l’orrore. Questa è la moda che il magazine patinato ha, a volte, presentato alle sue lettrici. Le foto delle ‘modelle zombie’ dovrebbero creare orrore, repulsione , eppure le vendite di Vogue Italia non hanno subito cali sostanziali. Ma il successo, quello vero, può nascere a volte da grandi contraddizioni: sul sito di Vogue Italia si può infatti trovare una petizione (http://www.vogue.it/magazine/petizione-contro-i-siti-pro-anoressia) dove si chiede alle lettrici di prendere parte ad una campagna che vuole l’abolizione dei siti pro anoressia.
Una singolare incoerenza alla quale risponde Carlo Ducci, capo redattore responsabile per Vogue Italia. Ducci spiega così le ragioni editoriali della testata: “La foto in copertina è stata ispirata ad Ethel Granger, la donna entrata nel Guinness dei primati per il giro vita di 33 centimetri. Il nostro è stato un gioco di rimando”. Parlando della copertina incriminata Ducci, che sostiene di non aver partecipato direttamente alla scelta della foto, continua la sua difesa dalle accuse affermando che: “Vogue Italia da sempre prende spunto dalla realtà. Se questa realtà viene presa in maniera sbagliata questo non ci spaventa”. La contraddizione però persiste, e Ducci chiarisce il suo punto: “La realtà che proponiamo di solito è ispirazionale. Vogue ha una sua logica creativa. Non può essere considerata come la Bibbia.” Certamente non è la Bibbia ma viene letto e influenza centinai di migliaia di donne. L’immagine in copertina oltre ad essere ritoccata è anche ispirata ad una donna vera: l’unica donna al mondo a poter avere un giro vita così irrealistico per una donna adulta. E’ proprio su questa logica che il capo redattore di Vogue punta la sua ‘difesa’: “Solo una persona al mondo è arrivata a raggiungere un tale record, quindi è impossibile da parte di chi legge poterla emulare. E’ quindi un modello aspirazionale impossibile”.
Posto che se una donna ci è riuscita potrebbero riuscire tante altre, il mito di Ethel Granger, del Guinness dei Primati e ora anche la prima pagina di Vogue potrebbe indurre donne fragili e insicure non solo ad ispirarsi ma anche copiare il modello deviante e scivolare poi verso il baratro dei disturbi alimentari.
Il titolo di copertina sembrerebbe poi confermare la mia idea: “Avant Garde”. Un gioco di parole certo, ma Avant Garde, è una parola francese che significa avanguardia, ossia innovazione e quindi rivoluzione, un qualcosa che al contrario della spiegazione di Ducci potrebbe produrre comportamenti emulativi soprattutto per chi ambisce a quel “modello di donna che può conquistare tutto” attraverso l’apparenza di un corpo ‘unico’, come è riportato dalle parole di Fabiola De Clercq.
Articolo riadattato da me in inglese e pubblicato per la rivista womenenews (New York, United States of America) Nessuno è profeta in patria : )
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Article published by womenenews
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