domenica 29 aprile 2007

Stereotipi e sensazioni emozionali


Riconoscersi negli stereotipi sociali è sempre stato molto difficile, il pregiudizio ci insegue sempre ed è visto come una variante sociale del contatto umano. Ogniuno di noi, appena conosce una persona nuova crea nella sua mente un giudizio che deriva da stereotipi o da sensazioni emozionali. Pulire la mente da ogni residuo e non avere nessun pregiudizio è prerogativa assoluta dei bambini...loro tendono a vedere il mondo in una luce totalmente nitida, dove nulla è contaminato dall'esperienza e dalla conoscienza che si acquisisce quando si diventa adulti. Quante volte capita a tutti noi di pensare a una persona, magari appena conosciuta e catalogarla in uno stereotipo... passando in una strada isolata e buia se vediamo un uomo che ci guarda e ha un coltello in mano arrivamo subito alla conclusione che è un criminale, allora affrettiamo il passo per scampare ad un pericolo che per noi è ovvio. In queato caso il pre- giudizio può salvarci da situazioni spiacevoli. Ci sono poi pregiuzi ottusi radicati nella mente dei più accaniti conservatori i quali pensano che solo perchè una persona non proviene dal loro stesso backgroung allora è pericolosa... ma questo non lo definirei un pregiudizio, piuttoto lo definirei come una deviazione mentale verso stereotipi culturali dettata dall'ignoranza e dalla presunzione di persone stupide.

E' solo con la conscienza approfondita che ogniuno rafforza o smentisce il proprio pregiusizio iniziale. Tutti pensano al pregiudizio come qualcosa di negativo, non soffermandosi mai a riflettere che tutti abbiamo pregiudizi... per esempio tutti ci aspettiamo che determinati comportamenti da parte degli altri o giudichiamo determinate azioni. Ah... l' odiato pregiudizio, visto come un giudizio dato prima di conoscere a fondo chi ci circonda o come quella sorta di istinto che ci guida a dare giudizi superfciali è il primo passo dettato da ciò che la nostra mente ci suggerisce. Come una bussola sono l'ago che ci da la diensione iniziale delle situazioni. Ma si sa, come sosteneva saggiamente Gofman, tutti gli esseri umani sono degli attori, e l'abilità di nascondersi dietro molteplici personalità non è prerogativa assoluta dei pazzi. Dando per scontato che tutti noi cerchiamo di dare il meglio di noi quando conosciamo una persona, supponendo sia vero che siamo sempre spronati a mostrare le nostre qualità positive... è allora che il pre-giudizio è in qualche modo guidato magari dalle aspettative sociali? Ma c'è ovviamente altro che ci guida... ed sono quelle che ho definito sensazioni emozionali. Scoprire piano piano un ragazzo, che è nato e cresciuto in un paese diverso dal nostro per lingua, tradizioni e cultura differenti ... questo potrebbe far nascere un pre- giudizio negativo. Ma se poi lui si rivela fragile, pronto ad ammettere ogni suo possilbile sbaglio, che mostra le sue insicurezze e la sua vulnerabilità... questo va contro ogni aspettativa sociale predeterminata... e il feeling che si può instaurare in un discorso dove si condividono sguardi ed emozioni può contribuire a creare un pre-giudizio notevolmente positivo. Cosa succede allora quando i dui poli pregiudizievoli opposti si incrociano. Succede che si decide di scartarne selettivamente uno... quello negativo ovviamente. Ma visto che nella vita per quanto ci sforziamo di recitare un ruolo, la maschera è sempre destinata a staccarsi dal volto per lasciar mostrare la vera identità... è in questi momenti che ogniuno mostra la vera essenza di se... ed è allora che il pregiudizio diventa giudizio... ed è in questo modo che ho scoperto che il ragazzo che avevo conosciuto era solo la prospettiva di quello che io volevo vedere e che lui non era.
Così pregiudizi e sensazioni ci portano all'interno di sentieri sconosciuti che ci aiutano a crescere e arricchire il nostro bagaglio... ma poi alla fine è sempre il tempo a rivelarci la realtà che anche se inaspettata deve essere colta.

lunedì 23 aprile 2007

Little Red Ridding Hood


Le fiabe ci sono state raccontate per insegnarci a vivere... e tutte le bambine del mondo sanno la storia della bella e sfortunata Cenerentola... e sognano... sognano...sognano. Poi però un bel giorno si rendono conto di essere cresciute e non fanno molta fatica a scoprire che il principe azzurro che cavalca il cavallo bianco con il pennacchio al vento munito ovviamente di tutte le virtù possibbili immaginabili... è solo pura utopia! E allora mi chiedo ... ma perchè non raccontare favole un pò più verosimili in modo che le bambine crescano con un senso della realtà un pò più sviluppato... magari si potrebbe descrivere la matrigna non così palesemente cattiva, nella vita le persone perfide non palesano mai la loro cattiveria, tendono d essere subdole, oppure si potrebbe raccontare che le sorellastre possedevano una attitudine all'invidia più realistica, infatti la mia esperienza mi insegna che la persona invidiosa raramente si scopre per ciò che è, tende piuttosto a nascondersi sotto il velo sottile dell'ipocrisia. E poi .... la fata buona e bibbidi bobidi bu... ed ecco qua il bel vestito, la carrozza extra lusso, e perfino le celeberrime scarpette fatte in puro cristallo,tutto ciò lascia intendere che le cose belle ti possono piovere dal celo in qualsiasi momento. Scontato happy ending... e vissero tutti felici e contenti... ma sarà proprio così?
E intanto Cenerentola resta la fiaba più conosciuta al mondo, per quel suo modo surreale e perfettamente rassicurante di vedere la vita. E così la vita con i suoi sentieri tortuosi, i suoi ostacoli e i momenti di smarrimmento non assomiglia alla favola di Cenerentola ma alla più credibile Cappuccetto Rosso che prendendo la strada del bosco si ritrova nei guai. A chi non è mai capitato di ritrovarsi in un posto e sentirsi completamente fuori luogo. Personalmente mi sono sentita così i primi tempi che ero nella city... tutto sembrava fantasticamente nuovo, nuove strade in cui perdersi...tutte da esplorare. Ma il nuovo dei primi giorni è scomparso presto quando sono arrivati i primi ostacoli da superare... e credetemi stare in una città nuova dove tutti parlano un altra lingua e nessuno ti capisce, e non conoscere nessuno, sentirsi come... Cappucetto Rosso nel bosco... priva di tutti i miei punti di riferimento non è stato facle. Ma con il tempo superando pian piano tutti gli ostacoli, scegliedo una strada piuttosto che un altra e cominciando a parlare un po l 'inglese ho scoperto che non avevo solo cambiato città perdendomi nei meandri di Londra, ma bensì stavo cambiando io. E allora... se la morale di Cappucetto Rosso bambina disobbediente che sceglie il bosco non ascoltando i buoni consigli della mamma ritrovandosi a fronteggiare il lupo cattivo ci insgna a seguire i buoni consigli... dico che anche questa favola dovrebbe essere vista sotto un altra prospettiva... Cappuccetto sarà stata pure in pericolo nel bosco... ma ha imparato che non ci si puo fidare di tutti, che nella vita bisogna saper fronteggiare ogni situazione, ma soprattutto bisogna saper scegliere il bivio in cui andare credendoci fino in fondo... e anche se poi alla fine si fallisce, bisogna acquisire la capacità di rialzarsi presto facendo tesoro dell'esperienza negativa. Falsi stereotipi ci raccomandano di " scegli sempre la strada facile... non rischiare... non esporti alle difficoltà... solo così vivrai bene", ma cosa sarebbe la vita senza perdersi nel bosco... forse sarebbe una vita troppo ordinatamente falsa... con l'happy ending che nessuno mai riesce ad ottenere fino in fondo!